|
La contorta vicenda riguardante la riedificazione delle Scuole Lambruschini è giunta ad un epilogo che certo non auspicavamo, ma che avevamo più volte paventato, e dal quale non abbiamo mai cessato di mettere in guardia l’Amministrazione Comunale. Se da un lato siamo infatti convinti che tali lavori non si sarebbero mai dovuti intraprendere – e comunque, se caso, si sarebbe dovuta percorrere la strada di un restauro conservativo e non di una destrutturazione globale, come invece è stato fatto – siamo altrettanto convinti che il blocco dei lavori comporti un ulteriore aggravio di costi per la cittadinanza figlinese.
L’affare si è senza dubbio complicato quando il sindaco, gli assessori e i tecnici hanno ricevuto avvisi di garanzia: ecco da questi atti scaturire un florilegio di nuove e vecchie forze politiche che prendono posizione a sostegno delle varie parti: è questo il male italico che si perpetua: da un atto che dovrebbe rimanere confinato nell’ambito giudiziario scaturisce un esito politico; il desiderio di giustizia si trasforma in giustizialismo indiscriminato, fino a quando un documento a garanzia degli indagati viene trasformato in un’ordalia, in un giudizio di Dio.
A tal proposito è doveroso testimoniare, per amor di verità, che in ambito consiliare il Sindaco Nocentini ha sempre dato prova di estrema correttezza, pur nell’aspro contrasto dell’agone politico, e tale considerazione si estende alla sua giunta. Chi scrive non può che auspicare che un’analoga correttezza sia stata impiegata in quegli atti oggetto di indagine, sì da portare ad una positiva conclusione della stessa.
Ma molti partiti figlinesi, vecchi e nuovi, non paiono condividere questa considerazione: anche il Partito Democratico attinge a piene mani da questa fonte, quando evoca improbabili analogie con il terremoto dell’Aquila a difesa dei proprî assessori. Viene peraltro spontaneo chiedere alle nuove forze politiche quale sia stata la loro posizione in occasione delle elezioni del 2006, quando la coalizione Nocentini, che pure aveva nel suo programma elettorale l’intervento sulle Lambruschini, conquistò la maggioranza. Chissà cosa sarebbe successo coloro che adesso promuovono nuove iniziative politiche si fossero allora schierati dalla parte di chi fin dall’inizio si è opposto al progetto!
Giunti a questo punto, però, non è più tempo di guardarsi dietro le spalle: occorre studiare con obbiettività la situazione e trovare la soluzione migliore – o, come si dice a Figline, la meno peggio – per i contribuenti. Questa considerazione sposta nuovamente il problema sul piano politico: per capire come uscire da questa situazione bisogna sapere come sia nato questo sfortunato intervento e come abbiano avuto origine le sventure delle scuole Lambruschini.
Il degrado di questo edificio si è notevolmente aggravato negli ultimi quindici anni: la mancanza di una politica di tutela, o almeno di conservazione, è da ascriversi totalmente alle amministrazioni che hanno preceduto quella di Nocentini: è palese come questi si sia trovato a raccoglierne i cocci, ed avremmo al proposito apprezzato una netta presa di distanze dalle colpe e dalle omissioni delle precedenti giunte. Conseguentemente sarebbe apprezzabile un passo indietro prima di tutto da parte di chi da più legislature regge la Cosa Pubblica, e in questo ambito si collocano le osservazioni espresse a suo tempo della locale segreteria UDC. È stato solo per una sfortunata coincidenza cronologica che tali osservazioni siano coincise con gli avvisi della Procura.
Adesso è tutto più difficile: il cantiere è chiuso; l’edificio è oramai irrimediabilmente stravolto, sventrato; i vecchi uffici di segreteria e la ex direzione didattica sono stati divelti e nulla rimane della struttura di essi. Peraltro le ditte devono essere pagate, ma i finanziamenti regionali non sono altrettanto sicuri perché vincolati al compimento delle opere; l’unica cosa certa è il mutuo acceso per la ristrutturazione, a fronte del quale stiamo già pagando rate e interessi per un esborso totale vicino ai due milioni di euro. I
n considerazione di ciò, crediamo dunque che la raccomandazione che abbiamo fatto più volte in consiglio comunale sia l’unica strada da percorrere: quella di cercare di concludere i lavori con il minimo onere per la cittadinanza e senza compromettere il finanziamento regionale. Dalla responsabilità politica, infatti, ci si può e ci si deve affrancare riconoscendo e rinnegando la pesante eredità di decenni di amministrazione inefficiente e inefficace, che ha portato a sciagure come quella di piazza Salvo d’Acquisto, chiusa solo poco tempo fa a prezzo di un esborso oneroso dalle casse comunali. Dalla responsabilità civile e penale, invece, può prosciogliere solamente la Giustizia, e, nell’umano rispetto delle persone coinvolte, speriamo sinceramente che ciò accada.
Alessandro Papini
Capogruppo UDC nel Consiglio Comunale di Figline Valdarno
|